Ricerca, qualità e coinvolgimento dei giovani: così Anffas costruisce l’inclusione

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300 familiari, 150 giovani, 200 leader associativi e 100 professionisti del Terzo settore, oltre a 5mila beneficiari indiretti. Sono questi i numeri del progetto "Tuttinclusi", un'iniziativa che l'associazione ha realizzato assieme alla sua rete, che si concluderà il 22 novembre e i cui risultati sono stati presentati oggi a Milano con un evento pubblico. Quattro gli assi portanti del progetto, con attività distinte ma realizzate in un'ottica integrata, con un filo rosso: l'empowerment, il miglioramento dei servizi e la lotta alla discriminazione

di Veronica Rossi

Un percorso durato 18 mesi, con quattro assi di intervento, centinaia di persone coinvolte e un obiettivo ambizioso: ridurre le disuguaglianze e promuovere l’inclusione delle persone con disabilità, in special modo quelle intellettive e i disturbi del neurosviluppo, e dei loro familiari. Si può descrivere così Tuttinclusi, progetto promosso da Anffas e finanziato dal Fondo per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza nazionale ai sensi dell’articolo 73 del Decreto legislativo 117/2017, che si concluderà ufficialmente il 22 novembre. L’iniziativa, che si proponeva di perseguire il decimo obiettivo dell’Agenda Onu 2030, “Ridurre le disuguaglianze”, ha coinvolto a livello nazionale tutta la rete associativa di Anffas. I quattro assi sui quali si è concentrato il progetto sono “Giovani con e senza disabilità”, “Implementazione del Cqa di Anffas”, “Transizione inclusiva dei servizi” e “Contrasto alla discriminazione”. «Abbiamo scelto di agire su quattro assi distinti ma connessi», spiega Emanuela Bertini, direttrice di Anffas nazionale. «Per dare risposte concrete e differenziate, dalla formazione alla ricerca, dalla partecipazione giovanile alla lotta alla discriminazione». Un approccio integrato, quindi, ma con un filo rosso: l’inclusione, l’empowerment e il miglioramento dei servizi.

I numeri del progetto

I dati che Anffas ha presentato oggi, durante un evento pubblico di condivisione, parlano da sé. 300 familiari, 200 leader associativi, 150 giovani con e senza disabilità e 100 professionisti del Terzo settore sono stati direttamente coinvolti dalle attività di progetto. Accanto a loro, ci sono stati 5mila beneficiari indiretti, raggiunti grazie alla comunicazione, i social, il sito di Anffas e le collaborazioni con reti nazionali – come il Forum del Terzo settore – e le federazioni, come Fish. Il progetto ha visto nascere 10 nuovi gruppi giovanili Anffas legati agli autorappresentanti in movimento e 10 sportelli territoriali dell’Agenzia nazionale “contro ogni forma di discriminazione basata sulla disabilità – prof.ssa Maria Rita Saulle”, con la formazione di 50 nuovi attivisti. «Oltre a costruire una rete concreta di contrasto alla discriminazione volevamo creare occasioni di protagonismo per i giovani e le persone con disabilità», sottolinea Bertini, «La soddisfazione c’è ed è grande: siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi che avevamo dichiarato in termini di cronoprogramma, ma anche a raggiungere numeri elevati in termini di coinvolgimento».

La ricerca-azione e il Codice di qualità e controllo

Tra le esperienze più significative svolte all’interno del progetto, c’è stata una ricerca-azione inclusiva sui servizi. L’attività ha permesso di raccogliere dati, elaborare modelli e produrre linee guida operative per migliorare il sistema a livello nazionale. «Questo tipo di metodologia di ricerca non si limita a descrivere, ma propone strumenti replicabili», afferma Bertini. «Si tratta di un punto di partenza per ripensare un sistema nato cinquant’anni fa, che oggi ha bisogno di evolversi verso una reale inclusione». Un altro risultato importante è legato alla sperimentazione del Codice di qualità e autocontrollo – Cqa, con l’obiettivo di migliorare il sistema di funzionamento e performance degli Ets. Si tratta di uno strumento per fare autovalutazione dei criteri qualitativi per entrare a far parte di Anffas, che si compone di due parti: un codice che descrive i criteri e un manuale che contiene i quesiti che ogni associazione può far da sé per capire se ha i requisiti per entrare a far parte di Anffas. «Il Cqa è un passo concreto verso la trasparenza e la misurazione dell’impatto delle attività associative», spiega. È uno strumento di crescita interna ma anche un modello replicabile per altri enti».

Un progetto che spinge a guardare il futuro

La più grande criticità riscontrata nella realizzazione del progetto, invece, è stata il coinvolgimento dei giovani con disabilità e non. «È un problema che riguarda tutto il Terzo settore», ammette la direttrice. «I linguaggi e le modalità di partecipazione stanno cambiando. Oggi è più difficile costruire un dialogo continuativo, trasmettere appartenenza e motivazione». Guardando avanti, Anffas punta a consolidare le collaborazioni con i partner di progetto e a proseguire il lavoro sul fronte della qualità, della formazione e della partecipazione. «Questo progetto ci ha dato conferma che la nostra rete, quando si muove in modo coeso, può generare cambiamento reale», dice Bertini. «Ma ci ha anche ricordato che il cambiamento deve essere continuo, condiviso e capace di guardare alle nuove generazioni».

 

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