CBM Italia propone strumenti concreti per passare dall'adattamento a posteriori alla progettazione inclusiva: video-lezioni, kit operativi e workshop per una scuola che funzioni per tutti
Immaginiamo una classe davvero inclusiva. Non quella da manifesto, con lo slogan giusto e le foto di stock, ma un’aula viva, dove nessuno deve chiedere “permesso” per essere sé stesso. Una classe inclusiva non ha niente a che fare col buonismo, piuttosto con la normalità, fatta di linguaggio, strumenti, responsabilità condivise. Il contrario dell’eccezione, dunque, semplicemente una normalità ben progettata, nella quale ogni studente – con e senza disabilità – possa partecipare, apprendere, socializzare. Curricoli flessibili, valutazioni eque, barriere fisiche e digitali rimosse, sostegni che non siano parcheggi ma opportunità di crescita.
C’entra anche la questione dei diritti, perché il nostro Paese ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che chiede sistemi educativi realmente inclusivi, non paralleli o separati. Per realizzare quello che ad oggi sembra ancora solo un sogno servono pratiche serie, come una gestione della classe ben studiata, strategie cooperative, didattica differenziata, tecnologie accessibili. In questo lavoro le scuole non sono sole, ma possono e devono contare su associazioni e centri di competenza che mettono a disposizione linee guida, vademecum e percorsi formativi. L’obiettivo è smettere di “adattare dopo” e iniziare a progettare perché tutti siano dentro fin dall’inizio.
In quest’ottica, con l’avvio dell’anno scolastico, CBM Italia - organizzazione internazionale impegnata nella salute, educazione, lavoro e diritti delle persone con disabilità in Italia e nel mondo – ha rinnovato il proprio impegno a favore di una scuola realmente inclusiva con “Cambiamo Sguardo: dire, fare, parlare di disabilità”, un progetto educativo gratuito che promuove la cultura dell’inclusione a partire dal linguaggio e mette a disposizione video-lezioni, kit operativi, giochi e laboratori per scuole di ogni ordine e grado, ma anche famiglie e contesti extrascolastici. Il percorso si fonda sulla Convenzione Onu e integra moduli su didattica inclusiva, linguaggio inclusivo e Agenda 2030.
Ma che cos’è, in concreto, una classe inclusiva secondo questa impostazione? È un ambiente in cui studenti e studentesse si sentono accolti, ascoltati e valorizzati. l’insegnante facilita il dialogo e la collaborazione in un’aula capace di trasformarsi in base alle esigenze. I banchi diventano isole per favorire l’interazione e vengono utilizzati strumenti come il circle time, il cooperative learning e il peer tutoring, spiegati in una video-lezione di venti minuti e tradotti in attività pratiche nel kit, così da poterli usare subito, in qualunque momento dell’anno e in autonomia.
Il progetto non si esaurisce online. In primavera tornerà un ciclo di workshop che mette al centro l’accessibilità e l’autonomia, con due voci autorevoli come quella di Marina Cuollo, scrittrice e consulente D&I, che guida i partecipanti tra accessibilità digitale e fisica, e Anna Rossi, presidente dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare di Milano, che affronta il tema dell’autonomia delle persone con disabilità, dal diritto allo sport e al tempo libero, fino alla scelta di come organizzare la propria quotidianità. È un modo per tenere insieme prospettiva culturale e strumenti pratici, e per ricordare che l’inclusione si vede dalla quotidianità.
“Contribuire alla costruzione di una società più equa e consapevole – commenta Massimo Maggio, direttore di CBM Italia – è alla base del progetto di CBM Italia nelle scuole: con Cambiamo Sguardo vogliamo coinvolgere studenti e studentesse nella riflessione sulle parole, spronandoli a mettersi nei panni dell’altro e a cambiare punto di vista, per rendere la classe, ma non solo, un luogo accogliente in cui ciascuno – con e senza disabilità – possa partecipare attivamente e sviluppare le proprie potenzialità”.
I numeri della nuova edizione raccontano che la strada è quella giusta, perché nell’anno scolastico 2024-25 hanno già aderito oltre cinquecento scuole e istituzioni, coinvolgendo sedicimila persone tra studenti, famiglie, personale scolastico e professionisti dell’educazione in tutta Italia. Una rete che cresce e che si rafforza anche grazie alla collaborazione con Ledha Milano, Istituto dei Sordi di Torino e Cedisma (Centro Studi e Ricerche sulla Disabilità e Marginalità dell’Università Cattolica di Milano).
“Cambiare sguardo” significa dunque passare dall’idea di “ti adatto a posteriori” alla logica del “ti includo per progettazione”, in una classe capace di valorizzare differenze e potenzialità che non fa bene soltanto a chi ha una certificazione, ma a tutti quanti. E restituisce alla scuola il suo significato più bello: essere una piccola società in cui si impara a stare con gli altri proprio grazie alle differenze. A questo link i materiali del progetto.
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