Violenza ai danni di donne e ragazze con disabilità: le “Linee di Indirizzo” del progetto “Artemisia”

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Durante la presentazione a Milano dei risultati ottenuti dal progetto “Artemisia”, voluto per fare emergere la violenza di genere nei confronti delle donne e delle ragazze con disabilità, favorendone la presa in carico, sono state rese disponibili specifiche “Linee di Indirizzo”, rivolte a tutte le realtà impegnate in questo àmbito, a partire dai Centri Antiviolenza. Per l’occasione, inoltre, si è informato della resa accessibile di una Casa Rifugio gestita dalla Fondazione Somaschi, capofila del progetto

In questi anni abbiamo seguito costantemente sulle nostre pagine il progetto avviato in Lombardia il 3 dicembre 2022, con il nome di Artemisia – abbreviazione per “Attraverso Reti TErritoriali eMersione di SItuAzioni di violenza”, ma chiamato così anche in onore di Artemisia Gentileschi (nata nel 1593 e deceduta tra il 1652 e il 1656), la nota pittrice che subì una violenza sessuale a cui reagì facendo processare e condannare il colpevole) –, iniziativa promossa dalle Fondazioni Somaschi (capofila), ASPHI e Centro per la Famiglia Card. Carlo Maria Martini, insieme alla LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) e al CEAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà).
Come segnalato dunque nei giorni scorsi, i risultati di quel progetto, voluto per fare emergere la violenza di genere ai danni delle donne e delle ragazze con disabilità e favorirne la presa in carico, sono stati presentati a Milano, nel corso del convegno denominato Nessuna esclusa.

«Per una donna con disabilità vittima di violenza – dicono dalla LEDHA – chiedere aiuto è un percorso complesso e spesso ostacolato da pregiudizi, barriere fisiche e comunicative. Ancora più difficile è trovare un luogo sicuro e privo di ostacoli in cui poter ricostruire la propria vita. Con il progetto Artemisia, un importante passo in avanti è stato compiuto in questa direzione: una Casa Rifugio gestita dalla Fondazione Somaschi, infatti, è stata adattata per accogliere anche donne con disabilità fisica, sensoriale o cognitiva».
«Intervenire su un tema complesso come l’emersione della violenza ai danni delle donne con disabilità – sottolinea dal canto suo Chiara Sainaghi della Fondazione Somaschi – ha richiesto un lavoro complesso e su diversi fronti: dalla formazione delle operatrici al superamento delle barriere ambientali ancora presenti all’interno delle reti antiviolenza. L’esperienza di Artemisia ha dimostrato che è possibile rendere le nostre strutture accessibili, non solo da un punto di vista fisico, ma anche per quanto riguarda l’informazione e la comunicazione. Il nostro auspicio è che altre realtà, in Lombardia ma non solo, intraprendano lo stesso percorso per un’interconnessione sempre più stretta tra diverse le competenze e i servizi a supporto di tutte le donne. Nessuna esclusa».

«La violenza ai danni delle ragazze e delle donne con disabilità – spiegano quindi dalla LEDHA – è un fenomeno sommerso e difficile da far emergere: in alcuni casi perché le vittime stesse non sono consapevoli di essere tali, oppure perché dipendono – fisicamente e per l’assistenza – proprio dalla persona che abusa di loro. Oppure, ancora, perché non vengono credute quando chiedono aiuto. Per questo, la prima cosa da fare è formare le operatrici dei Centri Antiviolenza e quanti lavorano con le persone con disabilità su come riconoscere i campanelli d’allarme. Ebbene, l’attività di formazione messa in campo dal progetto Artemisia ha permesso di raggiungere un primo importante risultato: tra il 2023 e il 2024 c’è stato infatti un aumento significativo (+43%) delle donne con disabilità che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza di Milano e dell’hinterland, gestiti dalle Associazioni coinvolte nel progetto. Il numero delle donne con disabilità prese in carico è passato dalle 41 del 2023 (su un totale di 691, pari al 5,9% del totale) alle 59 del 2024 (su un totale di 782, pari al 7,5% del totale). A queste ne vanno aggiunte altre 17, seguite dal consultorio familiare della Fondazione Centro per la Famiglia Card. Carlo Maria Martini».

Come dunque accennato in precedenza, nelle scorse settimane si sono conclusi gli interventi per rendere accessibile alle donne con disabilità una Casa Rifugio gestita dalla Fondazione Somaschi, rimuovendo innanzitutto le barriere architettoniche che rendevano complicato accedervi e muoversi al suo interno: in cucina, ad esempio, sono stati installati un set di fornelli e un lavandino sospesi, utilizzabili anche da chi si trova in carrozzina, mentre il piano di lavoro si alza e si abbassa grazie a un sistema di domotica a comando vocale, che ne permette un uso agevole da parte di tutte le abitanti della casa. L’installazione, inoltre, di montascale, bagni e docce accessibili è un altro accorgimento dedicato a chi ha una disabilità motoria. E a terra sono stati posizionati dei loges per guidare le donne cieche che si orientano con il bastone, mentre per le donne con disabilità uditiva che comunicano attraverso la LIS (Lingua dei Segni Italiana), è previsto l’intervento di un’interprete formata. E ancora, le operatrici sono state formate all’uso della CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), per poter interagire in maniera semplice e chiara con chi ha una disabilità di tipo cognitivo.

Il lavoro svolto nei tre anni di Artemisia è confluito alla fine all’interno di specifiche Linee di Indirizzo, messe a disposizione di tutte le realtà impegnate in questo àmbito, un documento contenente informazioni utili per rendere accessibili e fruibili alle donne e alle ragazze con disabilità vittime di violenze gli spazi fisici e per garantire l’accesso alle informazioni, realizzando, ad esempio, testi in formato Easy to Read (“facili da leggere e da comprendere”) o costruendo siti internet fruibili a chi ha una disabilità sensoriale. Nel corso del progetto, ad esempio, sono state sviluppate tabelle di comunicazione semplificata analogica (attraverso disegni e immagini), inserite poi in tabelle di comunicazione digitali presenti su tablet che le operatrici hanno iniziato a utilizzare.
Infine, sempre all’interno delle Linee di Indirizzo è stato inserito un questionario di autovalutazione che può essere utilizzato dalle operatrici del singolo Centro Antiviolenza, per verificare l’accessibilità della struttura registrando la presenza o meno di barriere architettoniche, di segnaletica interna e di bagni accessibili.

Da ricordare, in conclusione, che durante il convegno di Milano, Alessia Belgiovine, referente dei Centri Antiviolenza, delle Case Rifugio e delle Case di Accoglienza della Regione Lombardia, ha ribadito l’impegno della Regione stessa in questo settore, menzionando in particolare la misura Vicini a ogni donna che prevede la destinazione di 3,68 milioni di euro per finanziare interventi di potenziamento dei servizi o di ristrutturazione per individuare Centri Antiviolenza e Case Rifugio specializzati nella presa in carico di donne con disabilità in situazioni di violenza. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@ledha.it.

 

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