Anziani, in Lombardia Bertolaso fa infuriare il non profit

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Il numero uno del Welfare regionale spara sulle Rsa «da chiudere» e suscita la levata di scudi del privato sociale (e del privato) che protestano col governatore Fontana. Degani (Uneba): «Stilettata incomprensibile, siamo diventati multiservizi: dall'assistenza domiciliare, ai servizi diurni alle residenze»

«Egregio Presidente Attilio Fontana, con la presente, le sottoscriventi associazioni chiedono la cortesia istituzionale di essere ricevute da Lei ed essere ascoltate in merito alle recenti dichiarazioni dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso (…) con cui si ventilava una più o meno prossima chiusura delle Rsa per un’implicita loro inefficacia».

L’ex capo dipartimento di Protezione civile era stato tranchant in una dichiarazione di ieri, che verteva sulle liste d’attesa e sulla difficoltà a smaltirle, ritardo che Bertolaso imputava anche alla sanità privata: «Bisogna chiudere le Residenze sanitarie assistenziali – Rsa», aveva aggiunto, «anzi si chiuderanno da sole».
La risposta del settore socio-assistenziale lombardo

Non si è fatta attendere la risposta del mondo associativo lombardo impegnato sull’assistenza agli anziani e alle persone con disabilità di pochi giorni fa.

È stata diffusa oggi e registra le firme di Uneba Lombardia, il network di realtà non profit che gestiscono molte residenze, con altre realtà come Associazione Gestori Servizi sociosanitari e cure Post Intensive – AGeSPI Lombardia , Aiop Lombardia (Confindustria), Associazione Nazionale Strutture Territoriali e per la Terza Età – Anaste, Aris Lombardia (sanità privata religiosa), Anffas Lombardia, Alleanza Cooperative Welfare Lombardia

«In Lombardia», spiegano le associazioni, »le Rsa rappresentano una componente cruciale dell’offerta sociosanitaria e sono di grande supporto ai parenti, in quanto accolgono persone non assistibili e curabili a domicilio e risolvono in tale modo un livello di fatica del caregiving giunto a livelli insopportabili«.

D’altra parte a Bertolaso aveva risposto subito anche il presidente Uneba nazionale Franco Massi con una lettera aperta all’assessore e, con una dura dichiarazione anche il responsabile lombardo, l’avvocato Luca Degani, che tra l’altro si era candidato nella lista di Fontana proprio alle ultime regionali, seppure senza essere eletto.
Degani: «Apodittico Bertolaso»

«Il messaggio dell’assessore Bertolaso», aveva dichiarato Degani, «è l’ennesima stilettata che risulta davvero di difficile comprensione. Le rsa son da chiudere, i gettonisti non devono esistere, i pronto soccorso non funzionano, le liste di attesa sono troppo lunghe. Frasi apodittiche che sono la sommatoria delle sue ultime dichiarazioni. Non fosse che al contempo viene presentato un piano sociosanitario che, al momento, non evidenzia quale sia il percorso per la rimodellizazione della sanità lombarda verso una nuova sanità territoriale adatta a una popolazione più anziana e cronica. Le Rsa», aveva continuato Degani, «non sono né buon né cattive. Noi gestori non profit per primi abbiamo accettato la sfida che fino a ieri ci era stata prospettata. Siamo diventati centri multiservizi, abbiamo sviluppato una filiera che parte dalla assistenza domiciliare, passa per servizi diurni e vede poi le rsa come strumento di tutela che oggi ha tempi di permanenza inferiori all’anno.

Accogliamo una popolazione che (meno male) oggi ha mediamente più di 85 anni con tre o più patologie croniche. Persone per cui il domicilio è diventato un limite per la loro qualità di vita. Persone che – non ci vergogniamo a dirlo – accompagniamo insieme alla famiglia nell’ultimo periodo della esistenza. Ultimo ma non per questo senza qualità. A volte, spesso, svolgiamo la funzione di hospice e ancor più spesso rientriamo nel continuum successivo al ricovero ospedaliero. Il sistema sociosanitario», aveva concluso, «per le fragilità è certamente da implementare. La stagione dei picconi si sperava fosse finita».

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