Una diffida per le urla di un bimbo con disturbo dello spettro autistico

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«I miei assistiti sono costretti a vivere da diversi anni una grave situazione di disagio che a causa di urla e rumori molesti che promanano dalla vostra unità abitativa. Vi invitiamo a rivolgervi quanto prima ai servizi sanitari, per chiedere assistenza qualificata»: lo si legge nella diffida inviata in una città del Reggiano dal legale dei condòmini di una famiglia con un bimbo di 7 anni con disturbo dello spettro autistico. Diamo spazio alle prese di posizione sulla vicenda da parte del Sindaco della città, dell’Associazione Aut Aut Reggio Emilia e della Federazione FISH

“Viviamo con l’angoscia. Un figlio autistico è difficile da gestire, ma sapere di avere attorno persone che non si sforzano di capire ci tormenta ancora di più. Gli autistici attraversano spesso momenti di gravi crisi, è difficile anche per noi. Cos’altro possiamo fare, se non seguire nostro figlio quanto più possibile e scusarci di eventuali disagi?»: lo hanno dichiarato al «Resto del Carlino» i genitori di un bimbo di 7 anni con disturbo dello spettro autistico, aggiungendo: «Dicono che non facciamo nulla per migliorare la situazione di nostro figlio e la loro? Questo ci fa davvero male. Uno dei nostri stipendi lo spendiamo per le terapie del ragazzo». Ma da cosa derivano queste parole?
Siamo a Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, e quei genitori si sono visti recapitare, tramite avvocato, una diffida da parte dei propri condòmini, ove si scrive tra l’altro che «i miei assistiti riferiscono della grave situazione di disagio che sono costretti a vivere da diversi anni a causa di urla e rumori molesti che promanano dalla vostra unità abitativa».

A ferire la famiglia, secondo quanto rifersice ancora il quotidiano emiliano, sembra siano stati soprattutto alcuni passaggi della diffida, ad esempio dove si afferma di essere in possesso «di materiale audio in cui si ascoltano i genitori, e soprattutto la madre, affermare cose inascoltabili anche nei confronti del bambino», invitando inoltre la famiglia a rivolgersi quanto prima ai servizi sanitari «per chiedere assistenza qualificata», descrivendo la madre come una donna «senza armi nella difficile battaglia contro questa patologia».

Estremamente decise ono le dichiarazioni di Giuseppe Daviddi, sindaco della cittadina reggiana, secondo il quale «nessuno toccherà quella famiglia». Ha poi aggiunto: «Voglio incontrarli quei condomini, li vedrò separatamente, gli inquilini e poi la famiglia, con cui ci sentiamo di frequente. Li conosco bene, sono una famiglia stupenda».
Ricordando infine che «proprio ora stiamo per avviare una collaborazione con l’associazione Aut Aut Reggio Emilia, per l’imminente apertura di un ristorante pizzeria dove lavoreranno ragazzi autistici», conclude parlando «di una vicenda che mi ha fatto davvero male. L’unica cosa da fare in questi casi è aiutare, ma nessuno è mai andato a bussare alla porta per chiedere se avevano bisogno di qualcosa. Noi come Comune ci siamo e continueremo a darci da fare».

«Avevamo in programma un incontro con l’Assessore Regionale – ricorda dal canto suo Roberto Vassallo, presidente della citata Associazione Aut Aut Reggio Emilia -, ma è stato rinviato per l’alluvione». «Della diffida – sottolinea – mi hanno turbato soprattutto i toni. Le famiglie con un familiare autistico si sacrificano e lo fanno con amore. Bisogna capirli se in casa ogni tanto urlano anche loro. Tendere la mano sarebbe un bel gesto».

A prendere posizione sulla vicenda è anche il presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Vincenzo Falabella, riferendosi in particolare proprio alla richiesta contenuta nella diffida di «rivolgersi ai servizi sanitari per chiedere assistenza qualificata». «Si traduce in questo passaggio – afferma Falabella – la mancanza di conoscenza manifestata da chi ha intentato la diffida, come se l’assistenza e il supporto a una persona con disabilità fosse esclusivamente sanitaria e non sociale. Nella diffida stessa, poi, si legge che “vivono un disagio”. E cosa dovrebbe dire la famiglia con un figlio con disabilità?».
«Questo è per noi un fatto grave – conclude il Presidente della FISH – e nel rappresentare la vicinanza a questa famiglia, la nostra Federazione si rende disponibile ad un supporto, perché fatti del genere non devono più verificarsi. L’inclusione passa anche per la conoscenza». (S.B.)

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