Ingresso negato agli Arcimboldi a persone non vedenti, è discriminazione

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Negata la possibilità di acquistare biglietti ordinari per "ragioni di sicurezza", ma dietro l'apparente "buon senso" ci sono pregiudizi e discriminazione. Il commento di LEDHA e dell'Associazione disabili visivi

Solo poche settimane fa alcuni media hanno raccontato i disagi che una ragazza con disabilità motoria aveva dovuto affrontare per assistere a una delle tappe milanesi del tour di Vasco Rossi. Ieri il Corriere della Sera ha raccontato l’esperienza vissuta da un gruppo di quattro persone non vedenti cui è stata negata la possibilità di assistere a uno spettacolo con Fiorello in programma al Teatro Arcimboldi di Milano.

La sera dello spettacolo i posti riservati alle persone con disabilità (12 su un totale di 2.370) erano esauriti. Il gruppo di amici si è così recato alla biglietteria del teatro per acquistare i biglietti tradizionali a prezzo pieno, anche per gli accompagnatori. “Ci è stato risposto che nei posti rimasti, in seconda galleria, noi non potevamo andare in quanto: I non vedenti possono stare solo negli spazi a loro dedicati, in platea, anche se sono presenti accompagnatori", hanno raccontato al Corriere della Sera. Contattato dal quotidiano, il direttore del teatro si è detto dispiaciuto per la vicenda, giustificando la decisione con “motivi di sicurezza”: le balconate, ha spiegato, si rivelerebbero problematiche in caso di emergenza. E per scusarsi ha promesso biglietti omaggio a tutto il gruppo in occasione del prossimo spettacolo dell’artista.

Poiché non è la prima volta che LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità e l'Associazione disabili visivi, organismo nazionale di promozione sociale, si trovano davanti a vicende come questa, ritengono necessario non limitarsi alla semplice stigmatizzazione di quanto accaduto, ma agire concordemente e pretendere impegni riparatori e adeguamenti alla normativa vigente da parte di chi ha tenuto un comportamento lesivo dei diritti delle persone con disabilità.

Queste vicende, dietro un apparente “buon senso” (garantire la sicurezza delle persone con disabilità) nascondono in realtà una discriminazione. “Un teatro che non riesce a garantire a quattro persone con disabilità visiva, peraltro con accompagnatore, per ‘ragioni di sicurezza’, non è una struttura sicura per nessuno. Seguendo questa ratio, una persona con disabilità non dovrebbe nemmeno poter prendere la metropolitana da sola, cosa che invece molti di noi fanno -commenta Enrico Mantegazza, vicepresidente di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità-. Troppo spesso, quando si parla di spettacoli, eventi culturali e sportivi le persone con disabilità vengono relegate in appositi spazi: per tutelarle, si dice. In realtà questa prassi nasconde un pregiudizio: l’idea che le persone con disabilità debbano essere protette e che la loro presenza in determinati luoghi e, di conseguenza, la loro ‘gestione’ sia un qualcosa di straordinario”.

L’accesso ai luoghi della cultura e del divertimento non è un lusso. LEDHA dedica da anni particolare attenzione a questo tema nella convinzione che alle persone con disabilità debba essere garantito il diritto di andare a un concerto o assistere a un evento sportivo senza essere relegati nelle apposite aree a loro dedicate (spesso, peraltro, defilate e da cui la visione viene penalizzata).

“Siamo convinti che, attraverso il dialogo e il confronto, sia possibile far maturare una maggiore sensibilità da parte dei gestori degli spazi e degli organizzatori di questi eventi -conclude Mantegazza-. Milano ha già dato prova del fatto che è possibile organizzare eventi, anche di grandi dimensioni, accessibili e fruibili alle persone con disabilità. Penso ad esempio a Expo. Per questo motivo, anche in vista delle Olimpiadi e Paralimpiadi del 2026, chiediamo al Comune di Milano di organizzare un percorso e un tavolo di confronto per stabilire delle linee guida che assicurino, da un lato la sicurezza e dall’altro il pieno rispetto dei diritti delle persone con disabilità”.

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