Sessualità , maternità e disabilità . La ricerca del Gruppo donne Uildm

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La carenza di servizi ginecologici accessibili e ambulatori non attrezzati sono il principale ostacolo alla tutela della salute sessuale e riproduttiva delle donne con disabilità

Solo il 55% delle donne con disabilità svolge con regolarità controlli ostetrici, ginecologici e senologici. Coloro che non li hanno svolti hanno indicato come motivi principali la mancanza di un lettino ginecologico adatto, gli ambulatori non attrezzati, l'inaccessibilità dei servizi sanitari, la scarsa preparazione del personale medico. Inoltre durante le visite ginecologiche, solo il 31,5% delle donne riceve informazioni sulla contraccezione (quando il tema viene affrontato, nel 45% dei casi, il metodo contraccettivo proposto è la pillola). Per quanto riguarda gli aspetti "logistici" delle visite ginecologiche, la maggior parte delle donne (83%) ha lamentato la mancanza di un sollevatore disponibile o di personale formato in grado di aiutarle a spostarsi sull'apposito lettino. Mentre, nella fase preparatoria alla visita solo il 27,8% delle donne ha potuto usufruire di uno spogliatoio accessibile.  

Sono alcuni dei risultati emersi dal report del progetto "Sessualità, maternità, disabilità", a cura del Gruppo donne Uildm e del Gruppo psicologi Uildm che nei mesi scorsi hanno sottoposto appositi questionari e svolto focus group mirati con l'obiettivo di esplorare le intersezioni tra le esperienze sessuali e affettive, l'accesso alla sfera della salute sessuale e riproduttiva e i desideri e gli immaginari di maternità e non-maternità. 

La ricerca ha coinvolto 131 donne con diversi tipi di disabilità, e un'età compresa tra i 19 e i 74 anni. Cinque le aree tematiche esplorate: accessibilità ai servizi di ostetricia e ginecologia, salute sessuale (screening, contraccezione,..), interazione con il personale medico e ostetrico, identità sessuale riguardo al corpo, desideri e immaginari sulla maternità. "Le donne con disabilità, pur vedendo riconosciuti i loro diritti nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità hanno (ancora) un accesso diseguale alle informazioni sulla salute sessuale, agli screening e informazioni sulla riproduzione e sull’accesso alla genitorialità", si legge nell'introduzione al report.

La ricerca ha esplorato anche il desiderio di maternità: se da un lato l'81% delle donne con disabilità che hanno partecipato alla ricerca ha espresso il desiderio di essere madre, il 69% non ha mai cercato la maternità. Per diversi motivi: dal timore di trasmettere la propria patologia alla mancanza di risorse economiche. Alla convinzione che "il binomio disabilità-maternità sia possibile solo se esiste una fitta rete di sostegno".

Infine, alla domanda: "Ti hanno mai spinto a rinunciare all’idea di diventare madre?" Il 31% delle donne ha risposto "Si". Tra le argomentazioni che spingano o potrebbero spingere a rinunciare alla maternità si individuano la “credenza che sia una scelta egoistica” e “le responsabilità di cura inconciliabile con la disabilità”.

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