Per trasformare il welfare e le politiche per la disabilità serve più conflitto

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Anche da dentro il mondo della disabilità emerge con forza la necessità di riappropriarci in un certo senso del dialogo e del confronto su come stiamo assumendo la sfida di trasformazione e di innovazione del nostro “pezzo” di welfare.

di Marco Bollani


Cedo che la strada ce l’abbia indicata bene Emmanuele Curti. Sottolineando la necessità, emergente e impellente, di un nuovo confronto culturale, anche conflittuale tra i vari attori e portatori di interesse impegnati in questa impresa, in questa sfida. 

Dobbiamo in un certo senso ri-abilitare una nuova dimensione collettiva di incontro e di confronto per uscire dalle nostre voci individuali e provare a prenderci cura di nuove parole e nuovi immaginari oltre le nostre logorree per generare nuovi codici di riferimento democraticamente con-divisibili.

Penso che questa sfida e questa partita “culturale” sia fondamentale per la tenuta complessiva del nostro sistema di welfare e che sia quanto mai necessaria ed emergente nell’ambito delle politiche e degli interventi per le persone con disabilità. 

Di fronte ad una cultura che agisce più chiedendo conferme alle proprie certezze dobbiamo rispondere con questi strumenti:

  • Spostando lo sguardo
  • Dismettendo i compiacimenti
  • Riscoprendo il valore dell’esplorazione
  • Ri-declinando il benessere a partire dalle nostre fragilità ripensando la stessa idea di cittadinanza a partire anche dalle condizioni di vita più estreme e difficili 
  • Ripensandoci all’interno di comunità co-educanti in cui la parola non diventi un oggetto da elargire per portarci a casa qualcosa che ci con-fermi ulteriormente, quanto piuttosto un terreno di confronto per ri-generarci. Anche confliggendo…

Attraversando cioè, anche all’interno del mondo della disabilità, il terreno del conflitto tra diverse visioni e rappresentazioni della nostra idea di welfare, di come costruirlo e di come innovarlo e di come governare questa nuova transizione … 

Anche da dentro il mondo della disabilità emerge con forza la necessità di riappropriarci in un certo senso del dialogo e del confronto su come stiamo assumendo la sfida di trasformazione e di innovazione del nostro “pezzo” di welfare. A partire soprattutto dai pensieri dalle idee e dalle visioni differenti di cui siamo portatori. Dobbiamo riuscire a far emergere anche e soprattutto le differenze tra le varie rappresentazioni in campo su come promuovere benessere, cittadinanza, inclusione delle persone con disabilità. Proprio per poter scegliere, democraticamente, con più forza ed autorevolezza, tra le diverse opzioni a disposizione. E per evitare di dirci tutti convinti delle stesse necessità ritrovandoci però sempre più divisi, su come realizzarle.

Siamo quindi obbligati ad affrontare e a cercare di far emergere le diverse rappresentazioni oggi sul campo rispetto a tre questioni fondamentali per il benessere la cittadinanza e l’inclusione delle persone con disabilità: 

  • Che welfare vogliamo costruire da qui in avanti? 
  • Come lo vogliamo costruire? 
  • Come vogliamo governare questa fase ulteriore di transizione e trasformazione?

Che welfare vogliamo costruire? 
Dal Welfare dei servizi per la disabilità al welfare per il benessere l’inclusione e la cittadinanza? Cosa significa? Quali opzioni intravediamo e di quali differenze di movimento e di priorità siamo portatori? Quali rischi siamo pronti ad affrontare e quali opportunità intendiamo prioritariamente coltivare? 

Come lo vogliamo costruire? 
Come ci muoviamo e come ci orientiamo per favorire questa trasformazione? Quali sono le differenze di strategia che emergono all’interno del dibattito e del confronto culturale tra persone, servizi, istituzioni, operatori e familiari che si confrontano quotidianamente con le differenti condizioni delle diverse disabilità?  

Come governare questa ulteriore fase di transizione e cambiamento?
Possiamo immaginare di governare questa ulteriore fase di transizione soltanto attraverso i codici attualmente prevalenti della centralità della persona, dell’individualizzazione, della personalizzazione o dell’appropriatezza degli interventi? 

Rispetto a queste tre questioni ci piacerebbe dentro VITA ed attraverso il suo spazio aprire un confronto per raccogliere tutte le sollecitazioni possibili.

Foto di Chris Wynn/Pexels

 

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