Nasce il Garante per la disabilità: serve davvero?

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«L'istituzione del Garante non può risolvere i problemi atavici che vivono le persone con disabilità. Il Garante sarà uno strumento impotente, anche in sinergia con i garanti regionali che in alcuni territori esistono, alcuni dei quali lavorano egregiamente là dove si sono aperti al confronto con il mondo associativo, mentre altri sono autoreferenziali. Non risolverà tutto ma potrà aiutare affinché i problemi di discriminazione o mancata attuazione dei diritti possano essere arginati: ha infatti le competenze e i poteri per intervenire immediatamente, con accomodamenti ragionevoli o con procedure amministrative dirette o indirette», Vincenzo Falabella, presidente della Federazione italiana superamento handicap-Fish, commenta così in una diretta Instagram (vedi sotto) la notizia dell’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità

. «Naturalmente non vorrei che si pensasse che il Garante possa risolvere tutti i problemi dei cittadini con disabilità: a quello deve pensare la politica e il mondo associativo. L’aspetto di advocacy deve continuare ad esistere».

Il decreto legislativo che istituisce il Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 17 luglio. È il secondo dei decreti attuativi della legge delega sulla disabilità, approvata a fine anno (legge delega n. 227 del 22 dicembre 2022). Si tratta di una figura collegiale, con tre componenti, di cui uno avrà la funzione di presidente. Sarà nominato d’intesa dai presidenti della Camera e del Senato, previo parere favorevole delle Commissioni parlamentari competenti. «Abbiamo chiesto che anche le due principali federazioni siano coinvolte nella fase di individuazione di coloro che andranno a comporre l’organismo», dice Falabella.

Con riguardo alle competenze e alle prerogative, l’articolo 4 prevede che il Garante eserciti – tra le altre – le funzioni di promuovere e vigilare sul rispetto dei diritti e delle norme dettate dalla Convenzione Onu, dagli accordi internazionali, dalla Costituzione, dalle leggi e dalle altre fonti subordinate in materia e contrastare i fenomeni di discriminazione diretta e indiretta o di molestie in ragione della condizione di disabilità. Raccoglierà le segnalazioni dei cittadini e delle associazioni, svolgerà verifiche sull’esistenza di fenomeni discriminatori. Può compiere verifiche nelle struttureche erogano servizi pubblici essenziali e, tra queste, le strutture residenziali e semiresidenziali, i centri di accoglienza residenziali e i centri diurni, gli istituti penitenziari.

«Il Garante ha la facoltà di formulare raccomandazioni e pareri alle amministrazioni e ai concessionari pubblici, sollecitando o proponendo interventi, misure o accomodamenti ragionevoli idonei a superare le criticità riscontrate», ha illustrato la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli. «Questo decreto istituisce una figura non solo di riferimento, operativa e con compiti precisi, ma definisce anche un reale percorso di supporto nel rispetto della Convenzione Onu e del diritto di ogni persona ad una vita dignitosa e pienamente partecipata».

Per Falabella ora «la necessità impellente è quella di accelerare sui quei decreti che costituiscono il cuore della Legge 227/21. Ci riferiamo in particolare alla definizione della condizione di disabilità e alla revisione, al riordino e alla semplificazione della normativa di settore riguardante l’accertamento della condizione di disabilità, in vista dell’imprescindibile realizzazione del progetto di vita».

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