Linee Guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza

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Anffas Nazionale, per il tramite del proprio Centro Studi Giuridici e Sociali, ha elaborato un documento di analisi e commento rispetto alle Linee Guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza (Linee guida DI) adottate nell'ottobre 2022 dal Comitato Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità che, oltre ad integrare il commento generale n. 5 (2017) e le linee guida del Comitato sul diritto alla libertà e alla sicurezza delle persone con disabilità (art. 14), si prefiggono di rappresentare uno strumento utile per sostenere gli Stati parti a realizzare il diritto delle persone con disabilità a vivere in modo indipendente e ad essere incluse nella comunità, nonché a porre le basi per la pianificazione di processi di deistituzionalizzazione e di prevenzione all'istituzionalizzazione.

Data l'evidente importanza che tale iniziativa porta con sè nell'attuazione di politiche inclusive per le persone con disabilità, Anffas ha ritenuto necessario, anche per evidenti ragioni di trasparenza e correttezza, esprimere il proprio parere e - seppur aderendo in toto ai contenuti della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) e convinta che questi rappresentino e prefigurino mete di progresso pacifico, civile, equo, sostenibile e inclusivo valevoli per l’intera umanità - anche perplessità e preoccupazioni per il linguaggio e le generalizzazioni che si ritrovano in alcuni passaggi delle succitate Linee Guida.

In particolare, si legge nella nota di Anffas che "le Linee Guida considerano che tutto ciò che non sia inteso e organizzato come servizio di comunità sia da considerarsi luogo di istituzionalizzazione e detenzione; in sostanza, secondo tale apodittica lettura, l’intero sistema dei servizi alla persona attivo nel nostro Paese è da considerare estraneo al concetto di sostegno basato sulla CRPD.» Ciò porterebbe, di conseguenza, il rischio che alcuni possano vedere nelle Linee Guida "l’occasione propizia per dimostrare l’infattibilità e l’irrealtà delle mete stabilite in CRPD. In tal senso, riteniamo che il Comitato, nello svolgimento della sua preziosa e insostituibile attività, pena non fare un buon servizio al compito al quale è preposto, debba comprendere aspetti di modularità e progressività nelle azioni degli Stati parte, potenziando semmai l’attività di monitoraggio e denuncia rispetto ai comportamenti dilatori."

Si tratta, dunque, di una serie di passaggi ritenuti problematici, rispetto ai quali, con questo documento Anffas auspica l’avvio di un confronto ampio e partecipato ad ogni livello (persone e familiari con disabilità, organizzazioni di Terzo Settore, centri di ricerca, Istituzioni) e che "nelle attività, valutazioni ed indirizzi del Comitato debba, da ora in avanti, essere preso in maggiore considerazione il punto di vista dalle organizzazioni delle persone e familiari con disabilità, specie intellettive e del neurosviluppo, non solo per un costante adeguamento della propria attività ai contenuti della CRPD, ma per definire, a partire dal livello nazionale, politiche, piani e programmi coerenti con CRPD e l’attività del Comitato, che tengano in debito conto anche le loro specificità e peculiarità".

Per consultare il documento di analisi e commento è possibile cliccare qui

N.b.: L’analisi del testo è stata condotta sulla base di una traduzione non ufficiale a cura del Centro Studi Giuridici e Sociali di Anffas Nazionale

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