Contro ogni segregazione e istituzionalizzazione delle persone con disabilità 

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«Individuazione di pratiche che determinino di fatto segregazione e istituzionalizzazione nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie delle persone con dipendenza assistenziale»: lo si legge nel “Protocollo operativo di ricerca su Luoghi, forme e modi della disabilità segregata”, contenuto nella sesta Relazione Annuale presentata al Parlamento dal Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, una Relazione ritenuta estremamente significativa dal movimento associativo rappresentato dalla Federazione FISH

Contiene tra l’altro un Protocollo operativo di ricerca su Luoghi, forme e modi della disabilità segregata, la sesta Relazione Annuale presentata al Parlamento dal Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (disponibile integralmente a questo link), Protocollo di cui riteniamo particolarmente interessante proporre qui di seguito gli Obiettivi, fissati dal primo articolo dello stesso (i grassetti nella citazione sono nostri): «1. Individuazione di pratiche determinanti de facto segregazione e istituzionalizzazione nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie (health social care home) delle persone con dipendenza assistenziale e definizione di parametri che connotino tali pratiche. 2. Individuazione di situazioni e pratiche a rischio di violazione del principio inderogabile di divieto di tortura o trattamenti crudeli, inumani o degradanti a cui possono essere soggette le persone con disabilità e/o dipendenza assistenziale. 3. Redazione di un catalogo tipologico e di un nomenclatore dei luoghi e delle strutture potenzialmente segreganti, sulla base della normativa nazionale, regionale e comunale. 4. Realizzazione di un elenco nazionale dei luoghi e delle strutture residenziali socio-sanitarie che possono rientrare nell’ambito dell’azione di monitoraggio del Garante nazionale. 5. Redazione e sperimentazione di linee guida per il monitoraggio delle health social/care home tramite la costruzione di indicatori inerenti a: (a) struttura e organizzazione, (b) rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza degli ospiti, dei loro diritti e bisogni, nonché di quelli dei loro familiari, (c) rispetto delle relazioni affettive, (d) rapporto con il territorio, (e) cure e assistenza erogata, (f) consenso informato, (g) uso di mezzi di contenzione, (h) rispetto della riservatezza, (i) accesso alle informazioni».
Nella sua Relazione, del resto, il Garante ha voluto sottolineare il percorso sviluppato da questa giovane Autorità di Garanzia, nei suoi primi sei anni di attività, un percorso che ha visto una progressiva estensione tematica, inizialmente percepita come limitata al solo carcere e alle persone detenute, ma via via riconosciuta come riferimento per le persone migranti nei Centri per il Rimpatrio, per le persone nei servizi psichiatrici ospedalieri, fino alle persone in situazioni residenziali chiuse, per anziani o per persone con disabilità.
«Un percorso – ha dichiarato Mauro Palma, presidente dell’Autorià Garante – che ha riguardato anche il sempre maggiore riconoscimento da parte delle Istituzioni dello Stato e degli Organi di controllo internazionali, fino alla situazione attuale che vede la nostra Autorità quale elemento di essenziale interlocuzione per tutti gli àmbiti di esercizio della difficile funzione di privare una persona della sua libertà e al contempo tutelarne i diritti».
In ogni settore della sua azione, dunque, la linea d’azione del Garante è quella di tutelare la dignità di ogni persona e la sua integrità fisica e psichica, ponendosi come elemento di prevenzione di ogni possibile maltrattamento e di contrasto a qualsiasi forma di impunità.

I contenuti della Relazione e le parole pronunciate durante la presentazione al Parlamento vengono ritenuti molto significativi dal movimento associativo rappresentato dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), il cui presidente Vincenzo Falabella sottolinea innanzitutto in una nota «l’attenzione del Garante rispetto al fatto che, soprattutto, in questi ultimi due anni, la residenzialità protetta ha, in alcune circostanze, sconfinato con l’essere chiusa, fino a configurarsi come una vera e propria privazione della libertà delle persone fragili».
«Auspichiamo dunque – aggiunge Falabella – che la proficua collaborazione di questi anni tra la rete che fa parte della nostra Federazione e il Garante possa proseguire con la stessa forza di innovazione anche in futuro, sempre allo scopo di salvaguardare il principio di autodeterminazione delle persone e per fare in modo che le strutture siano luoghi sicuri, controllati, aperti e, soprattutto, rispettosi della libertà delle persone con disabilità e di quelle anziane». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

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