Dalla domiciliarità ai Leps: verso la legge delega su anziani e non autosufficienti

Tratto da

La Commissione "Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza", presieduta dall’ex ministro della Salute Livia Turco, ha trasmesso la bozza del documento. Tra i capisaldi: esigibilità dei Leps, superamento dell'istituzionalizzazione, potenziamento e integrazione dei servizio per la domiciliarità, riconoscimento del caregiver. Inoltre, Relazione e Linee guida nazionali

ROMA – Livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi, Linee guida nazionali, Piani d'azione, domiciliarità e semplificazione: sono queste solo alcune delle parole chiave e degli elementi cardine del disegno di legge delega “Norme per la promozione della dignità delle persone anziane e per la presa in carico delle persone non autosufficienti”, che è stato trasmesso nei giorni scorsi al ministro Orlando dalla Commissione "Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza" istituita presso il Ministero del Lavoro e Politiche sociali e presieduta dall’ex ministro della Salute Livia Turco. La proposta fa riferimento a persone anziane (over 65) e persone non autosufficienti, ovvero “persone in cui sia stata riscontrata una disabilità fisica, psichica, sensoriale o relazionale in conseguenza della quale vi sia anche la cronicizzazione di patologie, una riduzione o una perdita delle capacità funzionali necessarie per condurre una vita autonoma dal punto di vista sanitario, sociale, abitativo ed economico”.
Capisaldi sono la promozione dell’invecchiamento attivo; il contrasto all’isolamento; la continuità di vita e di cura presso il proprio domicilio; l’esigibilità dei livelli essenziali delle prestazioni sociali; il potenziamento e l’integrazione dei servizi sanitari e sociali per la domiciliarità rafforzando i distretti sociosanitari e dotando di adeguate risorse i servizi sociali; la riforma delle strutture per la residenzialità e semiresidenzialità; lo sviluppo di forme di coabitazione solidale; lo sviluppo di percorsi formativi e di qualificazione e collocamento dei lavoratori impegnati nella attività di cura.

Vediamone alcune delle novità che la proposta introduce.

Dall'istituzionalizzazione al domicilio

Più casa, meno struttura: questo è uno dei primi principi delineati nel documento. “La Repubblica riconosce il diritto delle persone anziane e delle persone non autosufficienti alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio”. Per questo, “lo Stato, le Regioni, gli Enti locali e le Province Autonome adottano misure idonee per il superamento delle forme ingiustificate, inefficaci e improprie di istituzionalizzazione, in particolare nei casi in cui la complessità e la gravità delle problematiche bio-psico-sociali non consentano alle persone di vivere presso il proprio domicilio ovvero presso altro immobile con caratteristiche di civile abitazione”.

Le sigle che fanno la differenza: Leps, Ats, Pua e Pai

Due sigle fondamentali all'interno della proposta corrispondono a due soggetti centrali nella riforma: i Leps e gli Ats. “Lo Stato garantisce, mediante la definizione e l’aggiornamento periodico di livelli essenziali dei servizi e delle prestazioni, livelli adeguati di cura e assistenza, domiciliare, semiresidenziale e residenziale, alle persone che sulla base di una valutazione bio-psico-sociale presentino una ridotta o non sufficiente capacità di condurre una vita autonoma”.

Per quanto riguarda gli Ambiti sociali territoriali, questi “con la propria organizzazione garantiscono, per conto degli enti locali titolari, lo svolgimento omogeneo sul territorio di propria competenza di tutte le funzioni tecniche di programmazione, gestione, erogazione e monitoraggio degli interventi nell’ambito dei servizi sociali per le persone e le famiglie residenti ovvero regolarmente soggiornanti e dimoranti presso i comuni che costituiscono l’Ats”.

Altro elemento fondamentale dell'ingranaggio delineato sono i Punti Unici di Accesso (Pua), ovvero “servizi di diretta gestione pubblica territoriale che nell’ambito delle c.d. 'Case di comunità', che svolgono -attraverso equipe multidisciplinari, integrate costituite da personale del servizio sanitario regionale e da personale dei servizi sociali operanti presso l’ambito sociale territoriale di riferimento- le attività di ascolto, informazione, presa in carico, valutazione multidimensionale (Uvm) e predisposizione dei progetti individualizzati di assistenza integrata (Pai) per le persone anziane e per le persone non autosufficienti”. I Pai “sono redatti di norma in forma pattizia – ricorda il documento - ovvero con la partecipazione diretta e la sottoscrizione del progetto da parte della persona destinataria e dei familiari coinvolti e, se nominato, dell’amministratore di sostegno, sono soggetti a periodiche verifiche e revisioni in relazione all’evoluzione delle condizioni personali e familiari del beneficiario degli interventi destinataria degli interventi”.

Linee guida nazionali, Piani d'Azione e Budget di cura

Grande novità prevista dalla proposta è l'elaborazione di “Linee guida nazionali per l’inclusione e la promozione dell’accessibilità delle persone anziane e fragili ai servizi e alle risorse del territorio” che il governo dovrà adottare, su iniziativa del ministro del Lavoro. “Sulla base delle Linee Guida nazionali sono adottati, a livello regionale e locale, appositi Piani d’azione. Mediante tali Piani si promuove l’accessibilità universale delle persone con fragilità alla concreta fruizione dei servizi sociali e sanitari, degli spazi urbani, dell’ambiente naturale e delle iniziative e dei servizi ricreativi, commerciali e culturali”. Tali piani d'azione prevedono sette tipologie d'intervento: interventi per l'invecchiamento attivo; sviluppo di azioni facilitanti l’esercizio dell’autonomia e della mobilità delle persone anziane nei contesti urbani ed extraurbani; interventi “volti al rafforzamento della capacità dei sistemi sanitari di rispondere alle esigenze degli anziani, migliorandone la salute e il benessere”; azioni per la “promozione della partecipazione delle persone anziane e delle persone non autosufficienti e l‘esercizio dei diritti civili e politici lungo tutto l’arco della vita”; servizi di sostegno sociale e psicologico; interventi “volti a ridurre il ritardo e le difficoltà d’uso delle nuove tecnologie”; “sostegno delle esperienze di solidarietà e di promozione culturale intergenerazionali”.

Viene inoltre prevista l'istituzione del “Budget di cura e di assistenza”.

Classificazione e Relazione

Inoltre, “il ministero del lavoro e delle politiche sociali, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, adotta con proprio decreto uno strumento di classificazione nazionale delle prestazioni e dei servizi sociali alla persona”. E, con cadenza triennale, il governo “su iniziativa congiunta del ministro del Lavoro e delle politiche sociali e del ministro della Salute, presenta al Parlamento una Relazione sulla condizione delle persone anziane non autosufficienti e sullo stato di attuazione dei Lea e dei Leps per le persone anziane e non autosufficienti”.

Domiciliarità solidale e residenzialità

L'articolo 6 è dedicato alle “nuove forme della domiciliarità solidale e della residenzialità”. A riguardo, “lo Stato, le Regioni, gli enti locali e le Province autonome promuovono, anche nell’ambito dell’attuazione dei progetti di cui alle missioni 5 e 6 unitamente a quelli concernenti la rigenerazione urbana e la mobilità accessibile e sostenibile del Pnrr, forme innovative di coabitazione solidale domiciliare per le persone anziane”. Diversamente, “nei casi in cui la complessità e la gravità delle problema tiche bio-psicosociali non consentano alle persone di vivere presso il proprio domicilio ovvero presso altro immobile con caratteristiche di civile abitazione, accoglienza delle persone non autosufficienti, presso strutture residenziali in possesso di requisiti operativi e di sicurezza, tali da garantire alle persone ospitate il diritto alla continuità delle cure e il diritto al mantenimento delle relazioni sociali ed interpersonali, mediante l’accoglienza in ambienti di tipo familiare rispettosi delle esigenze personali e di privacy”.

Riconoscimento del caregiver familiare

La proposta è anche l'occasione per tornare su un tema fondamentale: quello del riconoscimento del caregiver familiare. “Entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento il Governo è delegato ad emanare un apposito decreto legislativo al fine di migliorare e sostenere le condizioni di vita individuali” dei caregiver familiari e “di riconoscerne le esperienze e le competenze acquisite, nella qualità di componenti della rete di assistenza alla persona e risorse del sistema integrato dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari”. In particolare, si parla di “tutele nell’ambito previdenziale e assicurativo e per il reinserimento lavorativo”, di “certificazione delle competenze” e di “sostegno psicologico”.

Rafforzamento degli ambiti sociali territoriali

Altro tassello della proposta è rappresentato dalla “revisione e semplificazione delle procedure di valutazione e delle procedure amministrative”. In particolare, “entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento, il governo è delegato ad emanare un decreto” che introduca “processi di semplificazione e riorganizzazione nell'accertamento della condizione di non autosufficienza, favorendo, su tutto il territorio nazionale, la riunificazione del procedimento in capo ad un solo soggetto e in merito alle modalità e agli oneri necessari per l’accesso e la fruizione di servizi e interventi per le persone”.

Relazione Istat dedicata

Per “rafforzare il quadro informativo sulle persone anziane e con ridotto/non sufficiente grado di autonomia e sui servizi sociali e sociosanitari”, l'Istat produrrà e aggiornerà, “con periodicità adeguata e nei limiti delle risorse disponibili, dati e un set di indicatori a livello regionale, al fine di rappresentare, nei rispettivi contesti, le condizioni di vita e i bisogni di assistenza delle persone anziane con autonomia ridotta o non sufficiente, mediante indagini e studi longitudinali”.

Per quanto riguarda le “modalità di finanziamento del sistema di servizi ed interventi per l’invecchiamento attivo e per la presa in carico della non auto sufficienza”, la proposta impegna il governo a procedere “all’adeguamento del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza”.

Altre opinioni