Scuola e inclusione, l'anno parte in salita. Allarme di Anffas

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Non c'è solo il nuovo Pei (e il suo annullamento) a complicare la situazione: ci sono anche i vecchi irrisolti problemi a rendere incerta l'inclusione scolastica. Speziale: “Ritardi nei Pei, nei Glo e nell'assegnazione del sostegno e dell'assistenza, trasporto inadeguato”
 

ROMA - “Nonostante tutte le rassicurazioni avute nei mesi scorsi da parte del ministero dell’Istruzione, la situazione degli studenti con disabilità risulta drammaticamente simile a quella degli anni precedenti”: a raccontare la prima settimana di scuola e le nuove e vecchie difficoltà è Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas. “Il ministero – ricorda - aveva dato precise indicazioni ai dirigenti scolastici di approntare tutto quanto necessario, affinché fin dal primo giorno di scuola, venissero garantiti tutti i sostegni ed accorgimenti per garantire il diritto all’inclusione scolastica dei circa 280 mila alunni e studenti con disabilità”: la realtà, però, è ben diversa, complice anche il disorientamento generato dalla sentenza del Tar del Lazio che ha annullato, il 14 settembre, il decreto che introduceva il nuovo modello di Pei.

Quali sono, nello specifico, le criticità in questo momento? Speziale ne individua cinque: primo, “Pei non predisposto o non aggiornato per tempo (ovvero entro il 30 giugno 2021); secondo, “ritardo nell’assegnazione degli insegnanti di sostegno da parte delle istituzioni scolastiche regionali”; terzo, “ritardo nell’assegnazione degli assistenti per l’autonomia e la comunicazione da parte degli enti locali”, quarto, “carenza nell’organizzazione dei servizi di trasporto scolastico da parte degli enti locali”; infine, “risulta che non sempre siano convocati per tempo e correttamente i Glo: e non sempre, in tali occasioni, viene data la possibilità ai genitori di far valere le loro ragioni o di pervenire a delle soluzioni condivise”.

Non solo: ad aggravare la situazione, ci sono “le misure legate all’emergenza Covid ed in molti casi da un clima scarsamente collaborativo con le famiglie, che vedono ridotti o negati i diritti dei loro figli con disabilità e spesso neppure ottengono risposta alle loro giuste richieste da parte delle istituzioni scolastiche. Il tutto con buona pace della tanto sbandierata necessità di creare all’interno del contesto scolastico una forte alleanza tra gli operatori della scuola e le famiglie in un percorso di corresponsabilizzazione dell’intero contesto educante - osserva ancora Speziale – Insomma, per la vera e piena inclusione scolastica, tranne in rari casi, occorre ancora attendere”.

La paura più grande: la discriminazione

Lo dimostrano le preoccupazioni espresse da una mamma, socia di Anffas: “Alla luce di quello che abbiamo vissuto in questo lungo periodo di emergenza Covid, la più grande preoccupazione per i nostri figli è quella di una possibile emarginazione: preoccupazione che purtroppo, in molti casi, si è rivelata fondata Il rischio di contagio e le relative diffuse e comprensibili paure hanno determinato diverse situazioni preoccupanti: alcuni dirigenti scolastici, per esempio, hanno dato la possibilità di frequentare in presenza le lezioni per gli alunni con disabilità, ma nella maggior parte dei casi, questi si sono trovati da soli con l'insegnante di sostegno. Pochissimi sono stati invece i casi in è stato costituito il piccolo gruppo che era previsto dalla nota ministeriale 1990. Altri genitori, proprio per paura e timore del contagio, hanno preferito far seguire le lezioni tramite didattica a distanza: questa esperienza, per molti alunni con disabilità, si è rivelata fallimentare, tranne rare eccezioni. In questo nuovo anno scolastico, proprio per evitare queste situazioni e cercare un giusto equilibrio tra l'indubbia emergenza sanitaria e il diritto allo studio e a una vera inclusione, sarebbe auspicabile una programmazione concordata in sede di Glo, in cui scuola, famiglia e servizi sanitari territoriali insieme stabiliscano quale sia il percorso più idoneo per l'alunno. Credo che sarebbe molto rassicurante per la famiglia avere un momento di confronto”.

La sentenza sul nuovo Pei: ombre e luci. Analisi tecnica

Per quanto riguarda invece la sentenza che ha annullato il nuovo modello di Pei, Anffas ha analizzato i principali aspetti critici di questa decisione: Per quanto riguarda la riduzione dell'orario di frequenza, insieme alle altre organizzazioni aderenti alla Fish, Anffas “aveva indicato in Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica che questo avrebbe potuto ingenerare la convinzione che per gli alunni con disabilità si potesse prevedere un orario ridotto, generando quindi una disparità di trattamento rispetto agli altri compagni per una minorata fruizione del diritto all’istruzione e all’educazione”. Di conseguenza, “non poteva essere prevista una riduzione oraria a semplice richiesta di operatori sanitari o di famiglia o di chicchessia, raccogliendo solo l’assenso della scuola e motivando in maniera generica”. Al tempo stesso, però, “si era sottolineato che vi potessero essere situazioni in cui comprovate oggettive esigenze definite nel Glo, soprattutto per particolari situazioni sanitarie, avrebbero potuto portare ad un’eccezionale riduzione, nella minor limitazione possibile, dell’orario di frequenza scolastica”. Ora, però, la sentenza del Tar, ripresa dalla nota ministeriale 2044, ha di fatto escluso la “facoltà di predisposizione di un orario ridotto di frequenza alle lezioni, in assenza di possibilità di recuperare le ore perdute per terapie e/o prestazioni di natura sanitaria. E questo, per alcune famiglie, può risultare problematico: per esempio, “un ragazzo con disturbi nello spettro autistico che necessiti ad un certo punto di un momento di decompressione a fronte di una crisi dovrà sempre rimanere in classe o potrà per qualche minuto essere in un luogo più tranquillo?”, domanda Anffas. E, ancora: qualora un alunno si dovesse assentare dalla scuola per ragioni terapeutiche o riabilitative e “volesse recuperare tali ore in orari extrascolastici, in tali ore comunque non sarebbe senza la mia classe?”.

Altra questione critica è quella della quantificazione dei sostegni, per l'anno scolastico appena iniziato, per la quale il decreto 182/2020, annullato dal Tar, introduceva relative tabelle. Secondo Anffas, a questo punto, ci si potrà ritrovare di fronte a due differenti circostanze, primo “è stata compilata la sezione 12 per i 'nuovi casi', onde garantire l’assegnazione delle risorse per l’a.s. 2021/2022 e tali risorse nel frattempo sono state validamente assegnate”. In questa circostanza, “la famiglia potrebbe impugnare tale assegnazione se non la ritenga congrua e comunque frutto dell’utilizzo delle tabelle utilizzate per la compilazione della Sezione 12, oggi annullate dal Tar. In ogni caso, in sede di Glo di ottobre per la definizione del nuovo Pei per l’anno scolastico 2021/2022 – osserva Anffas - occorrerà anche verificare se sono da confermare alcuni obiettivi ed analisi svolte per la compilazione della Sezione 12 prima dell’annullamento del Tar”.

La seconda possibile situazione è quella in cui nel corso dell’anno 2020/2021 sia stato adottato in toto il nuovo modello di Pei e siano state compilate tutte le sezioni: “Quel Pei – nota Anffas - ha esaurito la sua valenza alla fine dell’anno scolastico scorso (ossia al 30 giugno 2021) e l’eventuale compilazione della Sezione 11, ossia la verifica finale e quantificazione dei sostegni per l’anno scolastico successivo (fatta entro giugno 2021) segue le stesse dinamiche sopra descritte per la sezione 12. Il Glo dovrà compilare un Pei per l’a.s. 2021/2022 anche verificando, come nel caso precedente, se sono da confermare alcuni obiettivi ed analisi svolte per la compilazione della Sezione 11 prima dell’annullamento del Tar”.

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