Uno sguardo 'abilista'. Ma non troppo perspicace

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Uno sguardo “abilista”. Ma non troppo perspicace

di Giovanni Merlo e Ilaria Sesana

Domenica 22 agosto,"La Repubblica" ha pubblicato il contributo di un lettore che raccontava un incontro al parco di Villa Borghese (Roma) con una persona con disabilità. LEDHA ha inviato una sua riflessione alla redazione

 

Prima di procedere con la lettura vi suggeriamo di leggere (questo link) il testo della lettera inviata dal signor Mario alla redazione di Repubblica e la risposta del giornalista Francesco Merlo. 

“Non pensavo potesse capitare ancora. E invece è successo, proprio mentre eravamo in vacanza. Ero a spasso con mio padre, e faceva decisamente caldo. Siamo usciti presto, abbiamo fatto colazione al bar e poi siamo andati a fare una passeggiata al Parco di Villa Borghese: un posto che mi piace molto. Poi siamo andati a cercare il macellaio per comprare la carne da portare agli amici per la grigliata in programma per la sera. Stavamo per attraversare la strada: lui con la solita aria un po’ svagata di chi passa di lì per caso e io con il mio sguardo che sembra vagare nel vuoto e invece sta cercando di ricordare dove fosse quella cavolo di macelleria … e infine il mio sguardo ha incrociato il suo. Ci guardava facendo finta di niente e invece la sua “sofferenza” trasudava da tutti i pori immaginando chissà quali disgrazie sul mio e il nostro conto. Mi ha fatto davvero pena, poveretto”.

Gentile Merlo,

La sua risposta alle parole del signor Mario di Roma ha fatto sorgere in noi alcune riflessioni. Così abbiamo provato a immaginare lo stesso episodio descritto sulle pagine di "Repubblica" visto attraverso gli occhi di quel ragazzo in carrozzina. Forse il “ragazzo” (chissà perché le persone con disabilità restano “ragazzi” ben oltre l’adolescenza) in carrozzina e il padre (diamo per buona l'ipotesi che fosse il padre, ma avrebbe potuto essere il suo assistente) stavano semplicemente facendo una passeggiata al parco per godersi il fresco della mattina prima di dedicarsi a qualche incombenza. Proprio come il suo lettore.

Non sappiamo nulla di quel padre e di quel figlio, ma nella sua stringatissima risposta, arriva a una conclusione netta e inesorabile: la stretta al cuore. La pietà (o meglio, la pena) nei confronti di chi ha avuto in sorte una vita sfortunata ("il capo un po' reclinato, occhii fissi al cielo, bocca aperta e le mani avvinghiate ai lati") e nei confronti di chi deve farsi carico di quella vita sfortunata.

Siamo perfettamente a conoscenza delle tante difficoltà e delle fatiche quotidiane che le persone con disabilità e le loro famiglie devono affrontare. Sappiamo perfettamente quante battaglie devono essere combattute per ottenere il riconoscimento dei diritti fondamentali. Non vogliamo negare queste difficoltà, ma spingere chi scrive e chi racconta a fare un passo in più. A non fermarsi alla superficie e agli sterotipi.

Franco Bomprezzi, giornalista e attivista dei diritti delle persone con disabilità, diceva: “La disabilità è negli occhi di chi guarda”. E, troppo spesso, aggiungiamo, anche nella penna di chi scrive.

Cordiali saluti

Giovanni Merlo, direttore LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità
Ilaria Sesana, giornalista e responsabile della comunicazione

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