Ancora contro quei tagli che penalizzano migliaia di persone con disabilità

Tratto da

Insieme ad altre diciassette organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti delle persone con disabilità in Lombardia, la Federazione LEDHA lancia un nuovo appello al Governo Nazionale e alla Giunta della propria Regione, affinché trovino insieme il modo di scongiurare i tagli ai contributi a supporto dell’impegno dei caregiver familiari, «rilanciando – come si legge nella nuova lettera prodotta – un modello di welfare raffinato e realmente capace di sostenere le persone con disabilità nel loro originale ed unico progetto di vita»

Insieme ad altre diciassette organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti delle persone con disabilità in Lombardia (se ne legga l’elenco a questo link) la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) lancia un nuovo appello al Governo Nazionale e alla Giunta della propria Regione, affinché trovino insieme il modo di scongiurare i tagli ai contributi a supporto dell’impegno dei caregiver familiari, «rilanciando – come si legge nella nuova lettera prodotta (disponibile integralmente a questo link) – un modello di welfare raffinato e realmente capace di sostenere le persone con disabilità nel loro originale ed unico progetto di vita».
La nuova lettera fa seguito a quella dell’8 gennaio scorso, di cui avevamo riferito anche sulle nostre pagine, inviata alla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Calderone, per chiedere un intervento tempestivo in merito alla situazione che si sta creando in Lombardia.

«In attuazione di quanto previsto dal Piano Nazionale per la Non Autosufficienza – ricordano infatti dalla LEDHA -, a fine dicembre la Regione Lombardia ha approvato il nuovo Programma Operativo che prevede un taglio (da 650 a 400 euro al mese) ai contributi economici a sostegno dei caregiver familiari. Una misura che andrà ad aggravare le condizioni già precarie di circa 7.000 persone con grave e gravissima disabilità».
Su tale provvedimento, ricordiamo a nostra volta, si era pronunciata anche la FISH Nazionale, paventando che anche altre Regioni possano muoversi in modo analogo alla Lombardia. Sempre dalla FISH Nazionale, inoltre, era arrivato pieno sostegno all’azione della LEDHA in Lombardia, dopo l’invio della prima lettera al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

«Se non dovessero intervenire fatti nuovi – sottolineano a questo punto dalla Federazione lombarda -, a partire dal prossimo mese di giugno non meno di 7.000 persone con altissimi bisogni di sostegno vedranno ridurre sensibilmente il contributo economico a supporto dell’impegno dei loro caregiver familiari, senza neanche la certezza di ricevere, in alternativa, servizi di assistenza domiciliari e di sollievo, adeguati alle loro esigenze. Si tratta di un’operazione che riuscirà contemporaneamente a peggiorare le condizioni materiali di vita di tutte le persone coinvolte, senza contribuire allo sviluppo di una rete di servizi significativa».

Sono dunque principalmente tre le richieste contenute nella nuova lettera: al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di autorizzare espressamente la Regione Lombardia a prorogare l’implementazione del Piano Nazionale per la Non Autosufficienza, per garantire la continuità degli interventi in atto e avere il tempo e il modo per progettare la sua migliore trasposizione in pratica; alla Regione Lombardia, invece, di prevedere un adeguato aumento della propria quota di co-finanziamento del Fondo per la Non Autosufficienza, tale da poter soddisfare l’equilibrio del sistema attualmente in vigore e garantire la continuità dei contributi, nonché il rapido avvio delle Unità di Valutazione Multidimensionale che vedano il coinvolgimento delle persone con disabilità, per poter individuare di quali sostegni abbiano bisogno le stesse persone con disabilità, al fine di realizzare il Progetto di Vita individuale, personalizzato e partecipato.
«Solo l’assunzione contemporanea di questi provvedimenti – concludono dalla LEDHA e dalle altre organizzazioni – potrà dare risposta alle richieste e alle esigenze delle persone con disabilità direttamente coinvolte. Chiediamo infatti di mettere in condizione queste persone di poter pensare e quindi decidere, in libertà e tranquillità, come vivere: si tratta, in questo caso, di garantire la possibilità di scegliere liberamente da chi e in che modo farsi assistere, sia che si tratti di un caregiver familiare o di uno professionale». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.

Altre opinioni